Da Brivio a Trezzo, il naviglio di Paderno, Leonardo

" ... bellissima Lombardia ...
bisogna liquidare il luogo comune
che questa regione sia inferiore di
bellezza al resto dell'Italia. ..."    
Guido Piovene


    Il Parco Naturale Regionale dell'Adda Nord, istituito nel 1983 con 7.400 ettari di superficie, si estende in lunghezza per circa 54 Km, da Lecco, dove il fiume lascia il lago omonimo, a Trucazzano, dove ha inizio il territorio del parco Adda Sud. La parte settentrionale è caratterizzata dalle alture prealpine e da interessanti zone umide, come la palude di Brivio, mentre la parte meridionale presenta sponde di fitto bosco, antiche ville e costruzioni di notevole interesse storico. L'Adda, almeno nel tratto interessato dal Parco Naturale Regionale dell'Adda Nord, è l'impetuoso fiume vallivo, che concentra le sue acque e la sua potenza in un unico corso poderoso. Scendendo l'Adda verso valle si incontrano località interessanti sia dal punto di vista ambientale che storico.

    L'antichissimo borgo di Brivio, al cui nome alcuni assegnano origine celtica (Briva - ponte), altri lo fanno derivare dal latino bis-ripa (doppia-sponda), si adagia dolcemente sul limite inferiore della Valle S. Martino, lungo la sponda destra del fiume Adda, in una cornice panoramica veramente incantevole. Un territorio così ospitale non poteva non catturare l'attenzione dei primi popoli pervenuti in Italia settentrionale nei tempi più remoti. Fino dagli albori della nostra civiltà Brivio, situato in una posizione del fiume facilmente guadabile, divenne punto nevralgico di commercio per gli spostamenti favoriti dalla vita fluviale. Rimangono tuttora leggibili tracce della presenza Romana testimoniate dai ritrovamenti di embrici di grandi dimensioni, m onete di bronzo dell'età Neroniana, pugnali a bracciale, una daga ed uno scudo in bronzo con fascio littorio, unitamente ad una lapide di granito nero dedicata alla dea Guinone, ritrovata nel cortile del castello.

    Scendendo verso valle si incontra il comune di   Imbersago: notevole è la ricostruzione fatta sul fiume del traghetto da lui progetttato ai tempi in cui venne lungo l'adda ad effettuatre i suoi studi di idraulica.

    A valle di Paderno, dove la corrente si rompe con fragore contro le strette rocciose, si crea uno spettacolo molto suggestivo, tanto che persino il grande Leonardo da Vinci ne fu ammaliato e lo volle immortalare in dipinti famosi, come la Vergine delle rocce. Lungo il fiume troviamo notevoli esempi di centrali idroelettriche, tuttora funzionanti, sorte lungo l'Adda un secolo fa ai primordi dell'industralizzazione (si ricorda la centrale Taccani di Trezzo, spettacolare ideazione modernista del 1906, la centrale Esterle del 1914 a porto d'Adda, la centrale Bertini del 1898). Se le centrali sono ancora attive, i canali, un tempo affollati di barconi in viaggio tra il Po, il lago di Como e Milano, servono ormai solo all'irrigazione. La diga vecchia del Naviglio di Paderno, presso le quali si trova la chiesetta di S. Maria Addolorata servono a superare il dislivello delle rapide dell'Adda tagliando la roccia sulla sponda Milanese. Fù Leonardo da Vinci ad indicare il punto più adatto per la derivazione del naviglio di Paderno, necessario per permettere la discesa delle merci oltre le rapide dell'Adda . Ma a causa di varie controversie, per secoli ancora si continuò a scaricare i battelli a Brivio portando le merci via terra fino a Porto d'Adda. Solo nel 1777, sotto il regno di Maria Teresa d'Austria, fu inaugurato il naviglio che con sei chiuse superava un dislivello di 27,5 metri. Da quando negli anni Trenta fu interrotta la navigazione fluviale, il tratto finale è ormai interrato e si attende ancora un suo auspicabile recupero; resta la comodissima via alzaia, da percorrere in bicicletta a ritroso nella corrente e nella storia. Lungo il naviglio si incontrano, scendendo verso valle: il ponte in ferro di Paderno (18887-1889), il santuario di S.Maria della Rocchetta , fino ad arrivare a Trezzo sull'Adda.

    Scendendo si incontra  Trezzo sull'Adda: l'ansa che l'Adda descrive a Trezzo, circondando parzialmente la penisola rocciosa su cui sorge il Castello, di certo era posto ideale per insediamento anche prima dell'arrivo dei celti a cui il paese, secondo alcuni, deve il nome (Treiz, cioè passaggio). Dopo il periodo romano, fu Teodolinda, regina longobarda, che secondo la leggenda volle erigere qui una rocca a difesa del passaggio del fiume. Di certo nel XII secolo il Castello fu conteso tra Barbarossa e i comuni lombardi mentre nel XIV secolo svolse un ruolo di primo piano nelle lotte di potere delle signorie milanesi. L'originario ponte di cui si indovinano i resti fu demolito dal Carmagnola nel 1416.