Il santuario di Oropa e la Val Sesia

Maggio 1998

Il Santuario di Oropa, facilmente raggiungibile da Biella, è uno dei maggiori santuari di Europa; la tradizione popolare vuole che iniziatore del culto cristiano ad Oropa fosse S.Eusebio, vescovo di Vercelli, nel IV secolo d.c. Il santo avrebbe recato con sè la statua in legno della Vergine, scolpita da San Luca, trovandola in Gerusalemme e portandola ad Oropa. Nel 1599 iniziò la costruzione della basilica antica, che al centro reca lo stemma Sabaudo, a testimonianza dell'affetto che legava il Reale Casato alla Madonna.

Il Santuario si trova a 1180 mt in una conca montuosa naturale, e si raggiunge percorrendo una strada costruita appositamente; la zona offre la possibilità di effettuare varie escursioni presso i monti circostanti, nonchè di effettuare una serie di sport invernali ed estivi. Tra l'altro, continuando la strada che porta al santuario, si raggiunge un vecchio rifugio-castello, un tempo dimora estiva dei Savoia: la strada continua e ad un certo punto si stringe sempre più fino a trasformarsi in mulattiera sterrata. Man mano che si sale si passa in un piccolo torrente che taglia la strada e si incontrano via via piccole cappelle che  narrano la vita di Maria, costruite da gruppi di scultori ed insigni artisti. Lo sterrato è molto bello perchè si inerpica in mezzo ad una pineta che pian piano, man mano che si sale, lascia posto ad una vegetazione sempre più scarsa e da la possibilità di gustare un rilassante panorama della valle e delle montagne circostanti. La zona del Santuario è infatti circondata da verdi prati e maestosi boschi. Quì trovano il loro habitat congeniale volpi e lepri, ghiri e scoiattoli, il topo quercino e la donnola.

Raggiunta la cima del monte (mt. 1485) si entra in una galleria d'epoca (lunga circa 300 mt, riporta ancora lo stemma Sabaudo) che passando in mezzo alla montagna permette di accedere al rifugio sopracitato. Qui, durante il periodo primaverile-estivo, vi è la possibilità di gustare la tipica cucina montanara locale.  Il Breve tratto successivo é praticabile con difficoltà  a tal punto che, durante la nostra escursione, un fuoristrada era precipitato in una scarpata e i soccorittori erano intervenuti a salvare gli occupanti solo dopo 4 giorni dalla avvenuta sciagura; gli sfortunati hanno dovuto passare tutto il tempo al freddo nella scarpata in cui erano precipitati, dal momento che avevano gli arti inferiori e superiori fratturati e che la zona in inverno è praticamente disabitata ed impervia per via delle precipitazioni nevose; abbiamo così assistito al loro recupero effettuato con ben due elicotteri e parecchi mezzi dei vigili del fuoco. Proseguendo verso il basso si scende verso Rosazza e si incontrano altre cappelle-rifugio ed alcune cave fino ad arrivare al Santuario di S.Giovanni. Raggiunta Rosazza si inizia la salita verso Bielmonte. Il tragitto è anch'esso molto bello poichè è tutto in alta montagna, isolata e ai più intraprendenti è lasciata la possibilità di scorrazzare sulle cime spoglie ed isolate (attenzione pero l'erba umida può riservare molte sorprese quali scivoloni e cadute inaspettate a noi successe !!)....

... e quì inizia la Vera Avventura !!!

Arrivati alle Bocche di Sèssera sulla destra vi è una deviazione per un lunghissimo, bellissimo e selvaggio tratto sterrato che porta in Val Sesia. Si raccomanda di inoltrarsi con una buona scorta di carburante poichè il tratto è molto lungo. Il primo tratto di sterrato è molto regolare, ampio e attraversa una foresta di pini; sembra di viaggiare in un paradiso lontano miglia e miglia dalla civiltà; si vedono solo flora, fauna, torrenti, il silenzio è totale (a moto spente ovviamente). Dopo A. Lavaggi (mt 1090) lo sterrato inizia a ristringersi, vi è la massiccia presenza di frasche che invadono la sede della strada; in seguito vi è la possibilità di proseguire solo uno alla volta, in fila indiana. La strada inizia ad arrampicarsi parecchio, la vegetazione si fa sempre più rarefatta, si può proseguire solo in prima marcia e si consuma molto carburante; ci troviamo a percorrere solo un sentiero sconnesso scavato da profondi solchi a causa delle precipitazioni e ricoperto da ghiaioni che rendono difficoltoso procedere. La ruota posteriore perde aderenza a più riprese e bisogna sfrizionare parecchio.

Ad un certo punto, in prossimità di un tornante, è necessario porre attenzione ad un sentiero secondario sulla destra, chiuso da una sbarra, ma ugualmente accessibile con la moto o a piedi. Noi, vuoi per la vegetazione, vuoi per l'attenzione alla guida non riusciamo ad accorgersi della sua esistenza; continuiamo a proseguire e a innerpicarci sempre più fino a quando ci ritroviamo in un prato presso un rifugio del CAI sul Monte Camparient (mt 1741) e notiamo che non esistono altre vie di uscite se non il sentiero da cui eravamo arrivati. Dopo una sana risata, relativa al fatto che avevamo perso la strada, è però subito subentrata una certa preoccupazione per avere constatato che il percorso accidentato ci aveva lasciato poco carburante a disposizione. Un sopralluogo a piedi della zona ci ha fatto individuare più a valle la possibile strada corretta. Dunque riprendiamo le moto e riscendiamo a motore spento fino al sentiero secondario chiuso dalla sbarra; ci immettiamo nel nuovo sterrato sperando che sia quello giusto, riaccendiamo le moto, col motore ai minimi regimi consentiti dalla velocità, e proseguiamo ma dopo due kilometri una frana blocca la strada. La preoccupazione aumenta poichè è ormai impensabile di ritornare indietro fino alle Bocche di Sèssera, dove era iniziato il primo sterrato, a causa della scarsità di carburante.

Dopo aver pensato a varie soluzione, l'unica praticabile, ma non priva di rischi, era quella di sgombrare la frana, per quanto possibile, e di continuare nella speranza di non trovarne altre. Purtroppo, a causa dei grossi macigni presenti sul sentiero, siamo riusciti ad aprire un varco appena sufficiente per passare con la moto; a sinistra la parete pericolante e a destra lo strapiombo di 10 mt !!!. Non c'era altra via d'uscita: togliamo i bauletti (perchè non ci passavano) saliamo sulla moto e mentre il pilota procede centimetro per centimetro pronto a lasciarla cadere nello strapiombo, il compagno, da dietro, tiene la moto spinta verso monte.  Il passaggio va' a lieto fine e rimontati i bauletti si prosegue ora a motore spento verso valle fino a quando si intravede Scopello. .....  ed un distributore di benzina.